Era da una vita che volevo provare la pizza che fanno in questo castello di pietra, ed era anche un piacevole ritorno a Caggiano dopo la bella serata che passammo al Percorso Gastronomico ormai ben 2 anni fa!
Il mio amico era già stato sia nella sede precedente che questa e quando è arrivato l’invito ci siamo immediatamente fiondati in macchina direzione Le Grotticelle.
LE GROTTICELLE, LA MAGIONE
Invece di iniziare subito con foto e testimonianze goderecce val un secondo la pena spendere due paroline su quel che è limitativo definire “la struttura”.
Qui parliamo di un edificio che io credevo esser stato rilevato e trasformato in pizzeria quando invece è stata tutta la allegra Rumolo Family a crearlo da zero pietra su pietra.
Un lavoro mastodontico!
Abbiamo trionfanti scale, pavimenti lastricati di marmo, imponenti torrioni, drappi, tendaggi e luccicanti lampadari, con abbondanza di diverse statue intagliate nella roccia e nel marmo.
Ora questo a seconda del gusto potrebbe incantare o lasciare un po’ perplessi, ma non è nulla in confronto all’incredibile scoperta che il talento intagliatore dietro queste opere è il capofamiglia stesso, che da autodidatta e con capacità amatoriali (assurdo) si è addobbato da solo il suo bel castello.
Ancora più assurdo è stato vederlo lavorare lì tra i tavoli come un cameriere, umilissimo e distinto, da rimanerci senza parole. Per questo è anche per quella che è l’impostazione alla base del locale (tutta la famiglia che insieme si rimbocca le maniche e gestisce il tutto, in armonia) vanno fatti dei sinceri complimenti. C’è del lavoro, si vede, è un esperimento più unico che raro ed è anche riuscito.
Ma ora vogliamo magnà? Dai su.
FORMAGGI E UN ASSAGGIO DI PIZZA FRITTA
Lanciamo alle nostre spalle il menu e ci lasciamo completamente nelle mani di Angelica e dei ragazzi ai forni, fate di noi ciò che volete!
Immediatamente arrivano (insieme a tre belle birre schiumose) tre pizze fritte “”mignon”” con una classica con sugo stracotto e formaggio di pecora, una con genovese napoletana ed una con lardo e tartufo.
Inutile a dirsi che sono tutte e tre buone, chiaramente è difficile battere la genovese e il suo gusto avvolgente, che riempie animo e bocca, ma quella al tartufo e lardo se la combatte bene, viziosa e profumata.
Subito dopo un inaspettato tagliere di formaggi, molto ricco, ci viene presentato.
Adesso io metto le mani avanti e vi dico subito che questo è uno dei Top taglieri di formaggio mai provati.
Per ricercatezza, abbondanza, gusto e presentazione. E’ da 10 e lode.
Su di esso troviamo…caciocavallo di pecora da assaggiare col vin cotto, del primo sale di pecora con nocciole, un erborinato di capra con la spezia amazzone annatto e un gold d’altamura stagionato 50 mesi.
Che curriculum è?
In ordine sparso apprezzo tantissimo l’erborinato morbido, lo spalmo sul pane, su altri formaggi e un po’ dappertutto.
Gran sorpresa anche il formaggio col vin cotto e l’incredibile combinazione del Due Latti abbinato a cioccolato e fico secco, sa davvero di pasticella!
Ottimo anche il pane alle olive che ci viene portato d’accompagnamento…caldo e fragrante, che delizia…
Praticamente arriviamo alle pizze che abbiamo già cenato ma non ci perdiamo minimamente d’animo.
Per prima ci viene servita una pizza al baccalà, che si accompagna con del porro alla brace e un patè di carciofo bianco.
Gradisco molto il porro e il sentore di carciofo, ma soprattutto è un buon momento per parlare della politica del locale sulle materie prime. Molto semplicemente…o si producono tutto loro da soli o lo trovano in paese. Fine.
Una scelta, una composizione e una selezione fatta solo dei materiali più freschi.
Una scelta forte quanto l’arredamento stesso.
La pizza è molto delicata, si percepisce il retrogusto del carciofo alla fine ed è una pizza che si potrebbe anche definire “light”.
Dopodichè, insieme a un’altra birra, arriva una pizza che non è light neanche concettualmente.
Un ingannevole pomodorino giallo che contrasta con la sua diga di dolcezza uno tsunami di formaggio.
La quantità di caciocavallo di pecora è strabordante! E’ così tanto che ha contrastato il calore della pizza non sciogliendosi e ha così formato una lega a prova di mascelle, per fortuna non molto sapida.
Come terza e ultima pizza (sennò morevamo) arriva una classica intramontabile, quella al pomodoro cotto, anzi stracotto. Pizza da aggredire in occasione di feste e sagre cilentane, ha molti nomi ma rimane unica e inconfondibile.
Qui a Le Grotticelle hanno deciso di raffinarla unendo al sugo cinque diverse varietà di pomodoro fresco e del pecorino.
Dopo una valanga di formaggi ci stava bene un po’ di sughetto ripulitore, che fungesse un po’ da bicchiere d’acqua prima del caffè, và!
LE GROTTICELLE, IN SINTESI…
Dopo cena siamo stati scortati in giro per le varie sale del castelluccio e siamo stati particolarmente attratti dalla “cantina”. In questa stanza del locale si può degustare vino, allestire banchetti e fare un sorta di aperitivo strong che può essere sia indipendente che un preludio alla cena vera. Tanti, tanti vini, divisi per regione e la solita cura che contraddistingue anche tutte le altre sale.
Sul tetto, invece, nei torrioni e al piano superiore, abbiamo dato un’occhiata alle camere e concluso il tour con due passi nel giardino, vicino alla fontana.
Devo dire che ci ha fatto molto piacere essere invitati qui, considerato anche il recente successo del locale avuto nella Top 50 Pizze d’Italia che l’ha visto piazzarsi al 10° posto (complimenti!).
Speriamo di rivederci presto!