Seconda tappa di questa avventura siciliana, da Milazzo a Gioiosa marea. Come da mia abitudine, per conoscere bene un luogo, sveglia prima dell’alba per fotografarla e per vedere la città con la giusta luce e senza persone per strada! La finestra della stanza da direttamente sul porto. Appena apro la tenda della finestra, mi appare un mare e un cielo rossi all’inverosimile. Mi metto le lenti, recupero cellulare e macchina fotografica, un bacio a Cri che apre un occhio ed esco. La luce, anche se ancora bellissima, è già cambiata, posiziono su di un piccolo molo il treppiede con il cell. impostato in lapse time. Il mare cambia continuamente colore, fino a che il sole appare da dietro una collina. Si riflette, con un lungo raggio sull’acqua, qualche pesce salta fuori dall’acqua, i gabbiani solcano il cielo di identico colore del mare.
Mi inerpico sulle stradine di Milazzo per raggiungere il castello. “La Cittadella Fortificata” rappresenta uno dei pochi esempi di architettura militare, in cui ancora esistono sistemi difensivi, realizzati nel corso di circa 10 secoli da chi governava questo territorio.
Giro in mezzo a monumenti ancora chiusi e che non visiterò all’interno. Riprendo la scalinata che scende fino all’hotel. Ci prepariamo per partire, il caldo si fa già sentire.
Iniziamo a pedalare e per 20 km in pianura, direzione la salita di Tindari. I lidi si susseguono con sparute persone al sole. Ormai la stagione è terminata, solo persone indigene.
La sosta pranzo ai laghetti di Miranello. Spiaggia calda, è mezzogiorno. I laghi alla base del monte su cui si erge il santuario di Tindari, fungono da specchio alla chiesa 300 metri circa più in alto. L’acqua è immobile, anche il mare a poche decine di metri, è una tavola. Anche se inabile al nuoto, entro in acqua, caldissima. Pranziamo non senza pensare alla salita.
I circa 250 metri di dislivello della salita ci preoccupano un po’, Cri non ha alcun allenamento. Fortunatamente, la salita non è proibitiva e, a parte qualche sosta per bere, arriviamo sul piazzale del santuario e Cri sempre in sella! Visitiamo il bel santuario, pieno di mosaici e vetrate colorate, non senza una preghiera.
Tindari è soprattutto zona archeologica. Un abitato era presente anche in età del bronzo, ma verso il IV a.C., i siracusani fondano la città con Dioniso. Bellissimo il teatro, la basilica costruita con massi che fanno impressione per le loro dimensioni, immaginando come possano essere riusciti a portarli in cima la montagna e poi posizionarli. Resti greci si sommano a quelli romani. Interessanti i pavimenti musivi, tra i quali spicca il simbolo della Sicilia, le tre gambe!! Triscele o trinacria.
Scendiamo verso il golfo di Patti, è abbastanza tardi e mancano ancora 22 km. Seguiamo la S. S. 113.La discesa diventa estremamente difficoltosa per il fatto che i freni di Cristina non rispondono. Ci fermiamo, tento di capire se è un problema di regolazione. Tendo il filo, ma questo fa bloccare le ruote. Tutto bene finché scendiamo , ma in piano Cri non riesce ad avanzare, pensava fosse la fatica, ma sono le ruote che sono quasi bloccate. Regolo nuovamente il filo, ma la frenata non è sicura. Il tempo sta cambiando, fa caldo, ma il sole va e viene dietro le nubi.
La strada verso Capo Calavà è bellissima e corre a strapiombo sul mare e sale ancora. Una galleria paramassi con un cartello, “possibili raffiche di vento” . Il vento è fortissimo, scaliamo i rapporti come fossimo in salita. Si avanza a fatica. Arrivati sul capo, nel punto più alto, una galleria di 120 metri collega i due versanti, praticamente una galleria del vento. Abbiamo capito che non siamo molto aerodinamici.
Scendiamo verso Gioiosa Marea, un nome un programma. Il mare è in burrasca, qualche goccia di pioggia. All’imbocco del paese, giriamo a sinistra, a 200 metri il nostro hotel. Una piccola rampetta, ci aveva detto la receptionist. Alla faccia! Ultima fatica del giorno… a piedi.
Buona accoglienza, anche se a cena musica regetton con urla di bambini. Va ben, pazienza. Nessuno si meraviglierebbe se a tavola usassi il cellulare, lo hanno tutti in mano. È il classico hotel per le vacanze delle famiglie locali.
Dopo cena rientriamo in stanza appena in tempo per ritirare lo stendino. Una pioggia battente ci costringe ad abbassare le tapparelle. Scrivo e il mare sotto fa impressione. Muggisce assieme al vento. Domani prevista pioggia e vento a 50 km orari da ovest, cioè tutto contrario al nostro senso di marcia. Possibile che ci concediamo uno o due giorni di sosta. Vi terremo aggiornati. Intanto ci godiamo il rumore del mare. Oggi 61 km 470 metri di dislivello.
Qui trovate il video della seconda tappa con tanta buona musica
e qui sotto il percorso con file GPS